Across the lane


Oltrepassare la linea tra ciò che appare e ciò che è: questo è uno dei centri narrativi più ustionanti della serie TV più osannata degli ultimi tempi, la pluripremiata True Detective. Una reazione curiosa di un pubblico che sembra essere coltivatore di autoreferenziali certezze, aduso al pregiudizio, non educato alla sperimentazione e alla ricerca di fonti e che invece si è sentito fortemente attratto da questa miscela di fotografia artistica, dialoghi nietzschiani e piani sequenza lunghi come quelli sovietici. Anche in questo ciclo contraddittorio vi è la croce della nostra non contemporaneità. Viviamo nell’era dell’informazione, attoniti disinformati. Edulcorati e corretti da una scroll page di faccialibro. Pizzolatto, lo scrittore che ha realizzato la serie di HBO, ha guardato il paesaggio della Louisiana, quella terra di confine che è anche la sua, un luogo in cui il tempo sembra veramente a diverse dimensioni, e ha deciso di renderlo una metafora narrativa.

Esso è infatti continuamente non tanto lo sfondo in cui si svolgono le complesse vicende, che hanno diversi livelli temporali, ma il vero spazio catalizzatore del contenuto. Il suo rimando, il suo specchio deformato. Il luogo che contraddice l’ovvietà della realtà narrata dal chiacchiericcio globale. Il “The truth is out there” di X Files, ma senza alieni.

Con i testi critici di Renato Barilli e Elettra Stamboulis.

12,00 €

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