Bronson Drawings


Una balera di periferia piazzata al centro del nulla sotto una antica sede del Partito Repubblicano (faccenda tipicamente ravennate), convertita in discoteca rock e sala concerti tra le più importanti e titolate d’Italia: il Bronson a Madonna dell’Albero, paese con un nome che pare inventato da uno sceneggiatore in crisi mistica. .

Mentre fuori infuria la banalità del mondo, dentro c’è il Bronson: un luogo in cui band, artisti, solitari cantanti folk da tutto il mondo anelano di suonare: le istantanee registrazioni di questa energia di periferia è tutta sulla carta di Costantini. Gioca coi pennarelli, coi pastelli, coi bianchi e i neri, coi font, con Photoshop, rovescia le foto, le incolla, scrive, poi cancella, sporca il foglio con le dita nere di grafite e, coi suoi tipici tratti rapidi, riesce ad eseguire degli assoli di minimal-punk a china. China e qualche colore. Tricromie e bicromie che Gianluca compone maneggiandoli i colori come fossero strumenti. D’altronde giocare e suonare sono una sola parola: play, come scrive David Vecchiato nella post fazione. Si possono ascoltare con gli occhi gli Offlaga Disco Pax, Andrew Weatherall, i Givers, Dente, tutti riscritti. Tutti con una copertina immaginario rinnovata. Riletta, risuonata dal tratto di un divoratore di musica che però disegna.

Un libro, che oltre ad essere una rassegna di un mood musicale e autoriale che ancora cerca un nome, forse unito dai luoghi più che dai suoni, racconta la storia di un’impresa che porta il nome di un’icona del cinema, il Bronson.

12,00 €

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